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Presentato il progetto Interreg IV E.CH.I. sulla documentazione dei beni culturali immateriali

Rituali, usanze, feste, balli, saghe, saperi contadini: un patrimonio culturale immateriale che il progetto di cooperazione transfrontaliera Italia-Svizzera ECHI vuole salvaguardare. Ad E.CH.I. – acronimo di “Etnografie italo-svizzere” – partecipa per la Provincia di Bolzano il Museum Ladin Ciastel de Tor. Affiancando catalogazione a ricerca sul campo, entro il 2012 il museo renderà accessibili alla collettività i beni culturali immateriali della Val Gardena.

Transumanza in Val Gardena
Transumanza in Val Gardena
Feste tradizionali, antiche usanze, storie orali: tutti esempi di beni culturali immateriali, categoria che una convenzione Unesco del 2003, poi ratificata dall’Italia insieme a altri 138 Paesi, ha stabilito di salvaguardare.

Da essa ha tratto origine, nel 2008, il progetto Interreg IV di cooperazione transfrontaliera Italia-Svizzera “E.CH.I./Etnografie italo-svizzere”, finanziato dall’Unione Europea. Obiettivo del progetto è di documentare, preservare e rendere accessibile il patrimonio culturale immateriale dell’area coinvolta. Vi aderiscono i cantoni svizzeri Vallese (capofila), Ticino e Grigioni e, per l’Italia, le regioni Lombardia (capofila), Valle d’Aosta, Piemonte e la Provincia Autonoma di Bolzano. Il progetto ECHI chiuderà entro la fine del 2012.

Rappresentante della Provincia di Bolzano per il progetto ECHI (“E.CH.I./Etnografie italo-svizzere. Progetto per la valorizzazione del patrimonio immateriale dell’area transfrontaliera italo-svizzera”) è il Museum Ladin Ćiastel de Tor di San Martino in Badia.

Il Museum Ladin ha scelto di concentrarsi sulla documentazione dei beni culturali immateriali della Val Gardena, vallata ricca di storia e tradizioni. Per questo scopo ha incaricato l’etnologo e antropologo culturale ladino Emanuel Valentin. L’obiettivo è anche, una volta chiuso il progetto nell’autunno 2012, di rendere accessibili agli specialisti e alla collettività i risultati del lavoro svolto.

Dopo una fase preparatoria di due anni, in cui si sono tracciate le linee-guida e gli standard scientifici del progetto, a partire dal 2010 si è condotta un’attività documentaria di antichi rituali, usanze, feste, danze, abilità e saperi contadini della Val Gardena, suddivisa in due fasi.

La prima è consistita nella digitalizzazione di un’ampia collezione audio – di cui il museo ha acquisito i diritti di utilizzazione - di circa cento interviste realizzate a partire dagli anni ’80 dai gardenesi Oswald Rifesser e Georg Dallago ad abitanti della Val Gardena, spesso anziani, che raccontavano il modo di vivere di una volta. Le interviste, che testimoniano consuetudini in gran parte ormai scomparse e la saggezza contadina del passato, sono state catalogate tramite il Catalogo online dei beni culturali dell’Alto Adige (www.provincia.bz.it/catalogo-beniculturali) e saranno fruibili, a richiesta, per scopi scientifici presso il Museum Ladin.

La preziosa collezione di testimonianze orali ha costituito la base di partenza per la seconda fase del lavoro: l’ampliamento dell’inventario del patrimonio culturale immateriale della Val Gardena mediante la ricerca sul campo. Sulla base di una metodologia antropologica rigorosa, ovvero sull’incontro diretto con testimoni, è stato prodotto materiale fotografico e audio, realizzando anche, per dieci casi esemplari, brevi filmati di circa 5 minuti.

Entro il 2012 i dieci video, attualmente in fase di lavorazione, si potranno visionare in un'apposita stazione multimediale all’interno del percorso espositivo del Museum Ladin Ćiastel de Tor. I filmati raccontano le tradizioni e usanze in via di sparizione più significative della Val Gardena.

I video documentano il mercato autunnale di Ortisei, con l’annessa tradizione della pera infiocchettata; o il “Tlecanoht”, consuetudine per cui nei quattro giovedì prima di Natale dei giovani mascherati passano, a gruppi, di casa in casa intonando canzoni di augurio e ricevendone in cambio dei doni.

E ancora: i “Malans”, versione gardenese dei diavoli (“Krampus”, in tedesco) che accompagnano la festa di San Nicola; il “Ćiantè la bona man”, che è simile al “Tlecanoht” ma si svolge a inizio anno, o il “Ćiantè l bel mei”, analogo ma tipico di maggio; l’usanza di Carnevale di rubare la pentola della minestra d’orzo che si cucina il giovedì grasso, denominata “robé l’ola”; alcune tradizioni pasquali; delle feste religiose; il ritorno dall’alpeggio del bestiame, per l’occasione riccamente ornato; e, per finire, lo “Helau”, abitudine per cui i giovani in partenza per il servizio militare andavano per strada gridando appunto “Helau”.

Il progetto ECHI detiene, quindi, non solo un valore strategico per la cooperazione tra territori transfrontalieri, ma ha anche una forte valenza locale. E.CH.I. non è infatti solo l’acronimo di “Etnografie italo-svizzere”: richiama anche la parola “eco”, cioè una voce o, meglio, delle voci che riverberano la cultura di una comunità.

Al termine del progetto, l’intera documentazione, non solo quella prodotta dal Museum Ladin Ćiastel de Tor, verrà resa disponibile in una piattaforma web transfrontaliera, un inventario online accessibile da tutti dove sarà possibile confrontare tradizioni e usi dell’area alpina.

Per il progetto ECHI è previsto anche un epilogo letterario, al quale partecipano i quattro scrittori italiani Enrico Camanni, Elena Stancanelli, Michela Murgia e Marco Albino Ferrari. Quattro “argonauti nelle Alpi”, come si definiscono, che, da febbraio a maggio 2012, esploreranno le regioni italiane coinvolte per conoscere, penna alla mano, luoghi e testimoni del patrimonio immateriale. I racconti redatti dagli “argonauti nelle Alpi” formeranno un’omonima pubblicazione che uscirà per Einaudi. La presentazione in anteprima è prevista a Santa Cristina in Val Gardena il 6 agosto di quest’anno, proposta in collaborazione con la locale Associazione turistica.

Il progetto ECHI è stato presentato martedì 13 marzo a Palazzo Widmann dall’assessora provinciale alla Cultura e istruzione tedesca Sabina Kasslatter Mur, da Stefan Planker, direttore del Museum Ladin Ćiastel de Tor, dall’etnologo e antropologo Emanuel Valentin e da Renata Meazza, responsabile del progetto per la Regione Lombardia.